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FRIULI – L’emergenza è adesso. IL fatture pazze stanno arrivando adesso. Ed è sempre adesso che dovremmo cambiare, per evitare di passare tutto l’inverno a tenere conti in bancarotta. Rendere la propria casa a prova di crisi, quindi il più possibile indipendente dal punto di vista energetico, è il desiderio urgente di molti. Ma il sistema risponde alla stessa velocità delle richieste? Assolutamente no. Infatti, tra strozzature fisiologiche e barriere burocratiche monolitiche, praticamente nessuno può sognarsi di realizzare un impianto fotovoltaico domestico in tempo per sfuggire a bollette folli. La fotografia è desolante: se un privato residente oggi in Friuli Venezia Giulia decidesse di montare e collegare alla rete dei pannelli fotovoltaici per servire la propria abitazione, dovrebbe attendere almeno sei mesi. Finché tutto va bene. Attraverso le testimonianze degli esperti del settore proviamo a spiegare cosa succede.
IL PROCESSO COMPLICATO
Ipotizziamo un comune comune dell’agro friulano.
PASSAGGIO CHIAVE
L’operazione, infatti, dovrà essere formalizzata inviando una richiesta alla società GSE, il gestore dei servizi energetici interamente controllato dal Ministero dell’Economia. Roma, dove tutto rallenta. La richiesta viene inviata al GSE una volta montato il pannello fotovoltaico sul tetto della tua casa. «E a fine settembre – spiega Vincenzo Zanutta – le prime risposte erano previste per il mese di gennaio». Addio a tutti i possibili risparmi da maturare in autunno, quindi. Si salva solo chi aveva progettato e installato in anticipo il fotovoltaico, magari prevedendo come una sorta di Nostradamus sia la guerra in Ucraina che la crisi energetica.
È UN BONUS
C’è un altro dettaglio, che riguarda da vicino l’installazione dei pannelli fotovoltaici nelle abitazioni private. Riguarda il bonus 110 per cento, che per le case unifamiliari è scaduto il 30 settembre: chi è dentro sta dentro, gli altri restano fuori. La possibilità resta ancora per un anno e mezzo per i condomini, mentre per le case singole bisognerà accontentarsi del vecchio bonus del 50 per cento.
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