Via libera alla direttiva europea sulle “case verdi”. Cosa cambia per la costruzione e la ristrutturazione degli edifici

All’ECOFIN, che è il Consiglio economico e finanziario dell’Ue, è stato dato oggi il via libera alla nuova direttiva europea sulle case green, il che significa rendere il patrimonio edilizio a zero emissioni entro il 2050con importanti passaggi intermedi anche per le abitazioni private, a partire dal 2030.

Il testo finito sul tavolo dell’Ecofin è quello già approvato dal Parlamento Europeo il 12 marzo 2024.


Oggi hanno votato contro solo Italia e Ungheria. La direttiva è stata pertanto approvata dal Consiglio.

Perché la direttiva “case verdi”?

La direttiva europea sulle case verdi si intitola “Prestazioni energetiche negli edifici” (2021/0426(CODICE)) e, come potete capire, promuove il miglioramento del rendimento energetico degli edifici e la riduzione delle emissioni di gas serra prodotte dagli edifici all’interno dell’Unione Europea.

L’obiettivo è raggiungere un patrimonio edilizio a zero emissioni entro il 2050intervenendo anche sui lavori di ristrutturazione con risultati parziali che dovranno essere ottenuti già nel 2030.

Cosa cambia per le nuove costruzioni

Negli stati membri dell’UE il nuovi edifici pubblici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028.

Per il edifici privati invece i nuovi edifici devono essere a zero emissioni a partire dal 2030.

Per quanto riguarda il concetto di “emissioni zero”, gli Stati membri devono garantire che il potenziale di riscaldamento globale (GWP) durante il ciclo di vita dei nuovi edifici sia calcolato in conformità con l’Allegato III della Direttiva.

L’allegato molto tecnico (Nella parte inferiore della pagina), indica le ulteriori regole che definiscono la selezione dei dati per ottenere il GWP, specificando che il ciclo di vita dell’edificio è calcolato per un periodo di studio di riferimento di 50 anni. Tuttavia, gli Stati membri possono utilizzare altri strumenti o metodi di calcolo purché soddisfino i criteri minimi stabiliti dal quadro comune dell’UE.

In ogni caso, per la direttiva un”edificio a zero emissioni” è un edificio che non genera emissioni di carbonio in loco da combustibili fossili.

A questo proposito, si evidenzia che dal 1° gennaio 2025 gli Stati membri non potranno più offrire incentivi finanziari per l’installazione di caldaie singole alimentate da combustibili fossili, al fine di raggiungere progressivamente la completa eliminazione di questa tipologia di caldaie entro il 2040.

Cosa cambia per gli edifici esistenti

Toccando il tema molto delicato delle ristrutturazioni, in questo caso parliamo di edifici non residenziali (quindi non semplicemente “pubblici”) e residenziali.

Edifici non residenziali

Per comprendere questo passaggio della direttiva è necessario illustrare uno scenario di partenza che può apparire complesso.

Per gli edifici non residenziali, la direttiva afferma che gli stati stabiliscono standard minimi di prestazione energetica garantire che tali edifici non superino la soglia massima di prestazione energetica espresso in kWh/(m2.a) da un indicatore numerico del consumo di energia primaria o finale.

La soglia massima è stabilita sulla base dello stock immobiliare non residenziale al 1° gennaio 2020 utilizzando le informazioni disponibili e il campionamento statistico.

Ottenuti gli standard minimi e la soglia massima da non superare, nel 2030 tutti gli edifici non residenziali devono essere inferiore al 16% degli edifici con la peggiore prestazione energeticaed entro il 2033 dovranno ritrovarsi inferiore al 26% degli edifici con le peggiori prestazioni.

Edifici residenziali

Per quanto riguarda gli edifici residenziali, la ristrutturazione è espressa come diminuzione del consumo medio di energia primaria in kWh/(m2.a) dell’intero patrimonio edilizio nel periodo 2020-2050.

Nelle fasi iniziali, gli Stati devono garantire che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali diminuisca almeno il 16% entro il 2030 rispetto al valore del 2020, e del almeno il 20-22% entro il 2035sempre rispetto al 2020.

Gli Stati dovranno fare in modo che almeno il 55% del calo dei consumi provenga dalla ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le peggiori prestazioni.

Il sistema dei passaporti in ristrutturazione

Entro 2 anni dalla data di entrata in vigore della Direttiva, gli Stati membri dovrebbero introdurre un “sistema di passaporti per il rinnovo”.

Il passaporto contiene dozzine di informazioni, tra cui la prestazione energetica attuale dell’edificio; le fasi di ristrutturazione; il risparmio stimato sulla bolletta energetica; una descrizione dei materiali e delle tecnologie da utilizzare. È tutto scritto a lungo termine Allegato VIII della direttiva.

Il sistema dovrebbe essere utilizzato volontariamente dai proprietari di edifici e unità immobiliaria meno che lo Stato membro non decida di renderlo obbligatorio.

Gli Stati potranno inoltre adottare misure per garantire che i passaporti siano economicamente sostenibili e sostenibili fornire sostegno economico alle famiglie più vulnerabili.

Pannelli fotovoltaici su nuove costruzioni

La Direttiva UE sulla prestazione energetica mira inoltre a garantire la diffusione dei sistemi energetici fotovoltaici.

Tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati per ottimizzare il potenziale di produzione di energia solare in base alla radiazione solare del sito.

Pertanto gli Stati membri dovranno garantire l’installazione di sistemi solari adeguati, se tecnicamente idonei ed economicamente e funzionalmente fattibili:

  • entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con superficie utile superiore a 250 m2.

  • entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici esistenti con superficie utile superiore a 2.000 m2; che diventa 750 m2 entro il 2028 e 250 m2entro il 2030.

  • entro il 31 dicembre 2029, su tutti i nuovi edifici residenziali e su tutti i nuovi parcheggi coperti fisicamente adiacenti agli edifici.

C’è spazio anche per la mobilità sostenibile

Solo per gli edifici non residenziali di nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazioni importanti, quelli con più di cinque posti auto dovranno garantire l’installazione di almeno un punto di ricarica ogni cinque posti autoe l’installazione del precablaggio per almeno il 50% dei posti auto.

Dovranno inoltre disporre di parcheggi per biciclette che rappresentino almeno il 15% della capacità media o il 10% della capacità d’uso totale degli edifici non residenziali.

Quando entrerà in vigore la direttiva?

Con l’approvazione del Consiglio, la fase successiva della direttiva sarà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dalla quale gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirne le disposizioni. La Commissione Europea avrà il potere di rivedere la direttiva entro il 2028.

× Vuoi risparmiare facile?